DE CIBO – ingredienti ed elementi
La mostra fotografica d’autore dedicata al cibo, agli ingredienti, all’orto e alle specialità della terra italiana.
Quando: 4 – 11 maggio 2017
Dove: Spazio Bergognone 26. via Bergognone 26, milano
Mostra a cura di Angelo Cucchetto – http://www.shootfood.it e di Federico Spadoni – https://oliosutelablogblog.wordpress.com/
Arriva a Milano “DE CIBO – ingredienti ed elementi”, una mostra collettiva di food photography, dedicata al Cibo come prodotto d’eccellenza italiana. Uno spazio in cui raccontare attraverso arte e fotografia l’importanza e la bellezza degli ingredienti di qualità del territorio italiano.
Organizzata da Shootfood, il primo progetto partecipativo italiano di fotografia del food, la mostra ospiterà gli scatti artistici di 8 autori provenienti da zone italiane differenti, regalandoci così un’ampia panoramica sul ricco patrimonio di biodiversità che offre il nostro Paese. Del resto, grazie alle oltre 7600 specie vegetali presenti, siamo uno dei paesi al mondo con la maggior diversità di piante da orto, spezie e alberi da frutta.
Gli otto Autori Shootfood – Francesco Bellesia, Paolo Della Corte, Claudio Dell’Osa, Andrea De Simon, Dario Mentesana, Roberto Pastrovicchio, Andrea Sabatello e Guido Siviero – presenteranno un excursus artistico con le loro personali visioni sull’eccellenza dei prodotti della terra italiana, degli ingredienti della materia e dell’orto, come verdura, frutta, spezie ingredienti.
Vi aspettiamo dal 4 all’11 maggio 2017 nello Spazio Bergognone 26 a Milano.
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Sei quel che mangi, recita l’adagio che più fra tutti invita a un’alimentazione sana. La mostra “DE CIBO – ingredienti ed elementi” vuole andare oltre la proverbiale raccomandazione, e affida a otto fotografi il compito di indagare il cibo, i costumi e le scelte di consumo alimentari esprimendo una personalissima visione del mondo. Uno sguardo che esalta la bellezza dei prodotti della terra ma al tempo stesso lamenta sprechi e distruzioni, o mode alimentari che pur affermando l’intenzione di tornare alle radici, dimenticano i fondamenti più elementari della storia gastronomica mediterranea.
In questa pluralità di visioni, l’azione dell’uomo è controversa: è mano distruttrice, motore primario dello spreco e di uno stile di consumo votato prima di tutto alla serialità della grande distribuzione anziché alla qualità. Tuttavia è anche capace di trasformare materie prime in capolavori della cucina, o di modificarle e manipolarle per creare decorazioni, composizioni meritevoli di uno shoot fotografico, degne di essere considerate al pari di opere d’arte da appendere o incorniciare.
E’ quest’ultimo un rovescio della medaglia che trasmette un barlume di ottimismo, alimentato anche dalle contemporanee tendenze del consumo consapevole. E’ un nuovo punto di vista che viene trasmesso in alcune fotografie esposte, lasciando parlare le geometrie e i colori di ortaggi e frutti. I richiami di queste future speranze attingono in certi casi da tempi arcaici, con richiami a figure archetipiche come la Madre Terra, o a composizioni che creano forme dal grande potere simbolico. In altri, rimandano a momenti della storia recente, con un forte legame con il territorio e la tradizione locale.
I fotografi in mostra – Francesco Bellesia, Paolo Della Corte, Claudio Dell’Osa, Andrea De Simon, Dario Mentesana, Roberto Pastrovicchio, Andrea Sabatello e Guido Siviero – parlano ognuno secondo la propria cifra stilistica; talvolta restano dietro l’obiettivo e fissano in un istante un momento e un contesto precisi. In altri casi mettono mano alla composizione, allestendo gli oggetti come fossero in posa, fino a un’esplicita manipolazione dell’alimento, che subisce così le trasformazioni più profonde: il cibo viene affettato, vestito, assemblato, addirittura squarciato.
Ogni singolo excursus artistico contribuisce a creare un più ampio ritratto visivo e simbolico di alcune eccellenze scelte fra i prodotti delle tante “terre” d’Italia, strette tra miracoli e tragedie. Un piccolo passo per rispondere – riflettendo – all’adagio contemporaneo “sei ciò che mangi”, senza rischiare alcuna crisi d’identità.
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